venerdì 23 novembre 2007

Pro Iuvenile


Recoaro Terme, 22 novembre 2007


Le nostre primarie hanno cambiato la politica e sarebbe riduttivo riferirsi solo ai processi aggregativi che si sono ingenerati sia alla nostra destra che alla nostra sinistra.
Le primarie hanno cambiato la politica, perché hanno impresso una svolta partecipativa (che si badi bene a non disperdere) ai processi decisionali che prima avvenivano quasi esclusivamente nelle chiuse stanze del “palazzo”.

Noi giovani ci dobbiamo dunque confrontare con una realtà diversa rispetto a quella alla quale si approcciavano le organizzazioni giovanili dalle quali parte di noi proviene.
Come siamo stati entusiasti rispetto al progetto del Partito Democratico, così dobbiamo esserlo nell’ascoltare e interpretare le sollecitazioni provenienti da una società che, ancor più dopo il 14 ottobre, affronta il mondo con occhio critico ed analitico.
Dobbiamo cogliere le perplessità e le proposte di quei giovani a cui non bastano partiti di plastica.

Per fare questo, occorrono strumenti adatti e funzionali.
Nelle ultime settimane c’è stato chi ha parlato di un’organizzazione giovanile del PD come una “riserva indiana”, sostenendo che il nostro debba essere il partito dei giovani.
Io questo partito non lo voglio. Il mio Partito è quello degli italiani, dalla pediatria alla geriatria.
Solo all’interno di un partito che riconosca a pieno tutte le sue componenti, anche generazionali, può e deve trovare spazio un’organizzazione giovanile forte e radicata. Per due motivi.

Prima di tutto dobbiamo considerare l’attrattiva che, nel bene e nel male, i partiti hanno sui giovani. Non è realistico pensare che molti nostri coetanei, pur interessati alla realtà che li circonda, si iscrivano ad un Partito la cui tessera, di qualunque colore essa sia, è spesso sentita come troppo pesante ed impegnativa.
Solo un’organizzazione giovanile può catalizzare quelle energie che, senza l’impegno di una tessera, vogliono contribuire allo sviluppo e all’affermazione del partito da cui si sentono rappresentati.
Questo deve essere fatto prima di tutto sul piano locale. In un’Italia troppo spesso bloccata dalla sindrome NIMBY, è chiaro a tutti che i problemi che appassionano per primi e di più sono quelli che coinvolgono se stessi, il proprio comune. Per questo è necessario che l’organizzazione che ci daremo vada il più possibile nella direzione del decentramento, non al fine di creare innumerevoli “gruppi di pressione” a livello più alto, ma di avvicinare il partito al cittadino e, auspicabilmente, le soluzioni ai problemi.
È chiaro però che l’organizzazione di un partito e di una giovanile che si pongono in primis come nuovi, non si può basare esclusivamente sulla stantia scala gerarchica sezione-provincia-regione-nazionale.
Noi giovani per primi dobbiamo farci latori di strumenti di comunicazione e di coordinamento nuovi, che sono disponibili grazie alle nuove tecnologie e che sta solo a noi sfruttare.
Sul sito www.partitodemocraticoveneto.org è comparso un sondaggio che evidenziava il fatto che i giovani veneti al 44% si informino di politica grazie ad internet.
Di fronte ad un dato così lampante, che riguarda proprio la fascia a cui noi ci dovremo rivolgere, non possiamo permetterci di far finta di non vedere e di continuare ad usare il web poco e il più delle volte come una vetrina, priva di interazione da parte degli utenti.
É significativo il fatto che, prima dell’organizzazione stessa, sia nato un network nazionale di coordinamento (www.fermentidemocratici.ilcannocchiale.it) su internet.
A prima vista può sembrare di scarsa importanza, ma è democratico anche questo.

Il secondo motivo che mi spinge ad auspicare la nascita di un’organizzazione giovanile del PD è più “politico”.
Infatti, all’interno di un partito per definizione democratico, i giovani devono essere dotati di una forte autonomia propositiva.
Non dimentichiamo l’esperienza, tra le tante, della proposta di legge “Accesso al Futuro”, elaborata e fortemente sostenuta dalla Sinistra Giovanile, che entrò poi a far parte del programma del Presidente Prodi.
Per questo non posso che auspicare che i Giovani Democratici, se così si chiameranno, viaggino su un binario sì parallelo a quello del partito, ma chiaramente distinto e autonomo in quanto a proposte.
Certo, questo causerà prima o poi una diversificazione tra la linea del PD e quella dei GD, ma non è anche questo il sale della democrazia?

È chiaro, però, che, almeno nella sua fase iniziale, un soggetto generazionale non può avere un impatto sulla società pari a quello del partito.
Per questo a chi dice di organizzare delle primarie anche per i Giovani Democratici, io mi permetto di esprimere il mio disaccordo.
Non commettiamo l’errore di giocare, come bambini, troppo col giocattolo nuovo, fino a romperlo.
Non possiamo pensare che la gente venga a votare ogni quindici giorni.
Quello delle primarie è stato un ultimo gesto di fiducia che ci dobbiamo meritare, prima di chiederlo nuovamente.
Radichiamoci, spendiamo tutte le nostre energie in una campagna vera di tesseramento, poi potremo permetterci di organizzare una machina di consultazione seria e coinvolgente.

Alberto Trivelli

[grazie alla maestra Sevwandi (Serwandribudi)]

martedì 13 novembre 2007

...il ritorno

Sono costituente nazionale del PD e rappresentante d'Istituto. Mi sembrano due buoni motivi per essere stato impegnato...