lunedì 24 dicembre 2007

La giovanile che vorrei

Mercoledì 19 abbiamo riunito, primo in Italia, il coordinamento provinciale provvisorio dei Giovani Democratici di Vicenza.

Dal Veneto e da Vicenza, terra difficile, abbiamo fatto i primi passi verso un’organizzazione giovanile grande e partecipata.

Una giovanile che parla di temi concreti.

Dobbiamo fare un’ammissione. Dalle primarie del 14 ottobre, all’interno del Partito Democratico, almeno dalle mie parti, ci stiamo arrovellando sulle forme, sulle regole e sugli organismi, dimenticando le idee.
Come il ceramista che, fatto il vaso, lo rifinisce e lo cesella molto accuratamente, ma dimentica di riempirlo, noi dimentichiamo di riempire il meraviglioso contenitore che abbiamo creato di proposte e di temi concreti.
Questo dovranno fare i Giovani Democratici, parlare ai giovani dei problemi veri ed arrivare, attraverso il confronto democratico, a dei risultati.
Troppo spesso ha ragione il detrattore della politica che ci accusa di essere bravi “solo a parole”.
Ha torto e glielo dobbiamo dimostrare.

Una giovanile radicata nel territorio e, per questo, decentrata.

Se vogliamo che i giovani si avvicinino a noi, alla politica, dobbiamo parlare di problemi che loro sentono più vicini e quotidiani e questo non possiamo farlo né dal livello regionale né da quello provinciale. Deve essere incentivata la creazione di “nuclei” locali che coinvolgano, dalla scuola e dal luogo di lavoro, i giovani che hanno voglia di parlare e risolvere i problemi.

Una giovanile innovativa, nel merito, ma anche nel metodo.

Nel 2007, in una regione come la nostra, dove le nuove generazioni si informano di politica per il 44% grazie alla rete, dobbiamo essere noi giovani per primi a portare il cambiamento, soprattutto per quanto concerne le nuove tecnologie, più vicine a noi per ragioni anagrafiche e non solo.
Come primo atto per quanto riguarda la comunicazione, infatti, i Giovani Democratici di Vicenza si sono dotati di un sito (http://giovanidemvic.altervista.org) e di un gruppo di discussione (http://groups.google.com/group/giovanidemvicentini).

Questi, però, sono ancora i primi passi.

La giovanile che voglio io, oltre ad essere grande e partecipata deve essere anche autonoma.
Credo che nessuno dei giovani che si sta impegnando nella creazione di questa organizzazione si nasconda che sarà legata a doppio filo al Partito Democratico. Non possiamo immaginare di non riunirci nelle sedi del PD, di non avere i nostri stand alle feste dell’Unità (o come si chiameranno) e, fatto non secondario, non possiamo dimenticare che i fondi del PD saranno anche nostri.
Uno dei motivi che mi hanno convinto della necessità di un’organizzazione giovanile è, però, il bisogno di autonomia propositiva delle nuove generazioni. È necessario che i giovani, per confrontarsi col partito, siano presenti con una posizione chiara, condivisa ed elaborata in piena autonomia.
Per avere ciò i Giovani Democratici dovranno viaggiare su un binario parallelo ma distinto rispetto al Partito Democratico, dovranno essere in grado di esprimere, quando lo si ritenga necessario, una posizione diversa, anche per stimolare il partito e offrirgli spunti di riflessione e di crescita.
Dovremo essere, parafrasando Socrate, “tafani ai fianchi del partito”.

Credo che ci dovremo porre questo obiettivo, se siamo giovani che hanno “qualcosa da dire”.

Recoaro Terme, 23 dicembre 2007

Alberto Trivelli


Pubblicato su Fermentidemocratici

domenica 23 dicembre 2007

Nostalgia...

Ho trovato questo filmato su youtube. Una storia si chiude oggi, noi siamo la forza che ne deve cominciare un'altra. Però gli occhi lucidi vengono lo stesso.

martedì 18 dicembre 2007