domenica 7 gennaio 2007

De bello arabico

Dopo i fatti dell’11 settembre 2001, esaurito l’iniziale e scontato scalpore, si sono distinte, rispetto all’Islam, due linee di pensiero.
L’una aperta nei confronti di quest’altra civiltà, consapevole dell’innocenza dell’Islam quanto della colpevolezza e dell’efferatezza di alcuni suoi settori. Una visione, questa, ferma nel colpire ma saggia nel farlo.
L’altra, invece, quella che io ritengo più becera e semplicistica, che asserisce di una presunta guerra di civiltà (o di religione) tra l’occidente e i paesi islamici. Tra i principali fautori di quest’idea c’era la defunta Oriana Fallaci, assurta ora a profetessa da coloro che sposano questa tesi.
Ella stessa, infatti, parla va di “guerra di religione”, in palese antitesi con quanto scriveva Dacia Maraini, giornalista e scrittrice: “Non sono stati gli islamici in generale a fare l’eccidio, come non sono stati gli italiani in generale a buttare la bomba alla Banca dell’Agricoltura o alla stazione di Bologna”.
Certo, mi si potrà obbiettare che i musulmani ci stanno “invadendo” per mezzo dell’immigrazione e che l’occidente sta cedendo in cerca di un eccessivo rispetto, ma credo che sia necessario saper scindere le due cose.
Che l’immigrazione ci sia e che per certi versi sia un problema è innegabile, chiunque legga un giornale lo vede, ma io credo che questa, se affrontata in maniera corretta e vista non solo come un problema, ma anche come un’opportunità per arricchire noi e la nostra cultura, possa risultare ben accetta.
C’è poi il discorso della “ritirata” dell’occidente di fronte a quest’altra cultura, e qui la questione si fa più complessa.
Certo è necessario avere rispetto per una cultura diversa dalla nostra (e non tutti ce l’hanno), ma quando leggo che in certe scuole sono state bandite le celebrazioni del Natale per rispetto agli alunni musulmani, ritengo ciò profondamente sbagliato.
Penso infatti che le due culture si debbano incontrare senza limitarsi a vicenda, pur essendo limitate dalle leggi italiane.
Ritengo che un incontro non possa essere sinceramente costruttivo se non si verifica nella vera essenza delle due culture.
All’indomani dell’11 settembre 2001, a fronte della generica condanna all’Islam che stava uscendo da certi ambienti, una persona a me vicina mi regalò un libricino: “L’Islam spiegato ai nostri figli”, di Tahar Ben Jelloun, poeta, romanziere e giornalista di natali marocchini, che spiega in maniera semplice e discorsiva la vera essenza della civiltà musulmana.
Dopo una lettura del genere non si può che dissentire fermamente da quanti, in maniera spesso sorda ad ogni confronto, additano nell’Islam una cultura nemica della nostra e da rifuggire.
Le culture, al giorno d’oggi, per quanto diverse siano, non possono sfuggire allo scontro.
E perché no, all’incontro.

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