martedì 9 gennaio 2007

De violentia

Da quando ha messo piede sulla terra, l’uomo è stato accompagnato da una storia di sopraffazione e crudeltà certo retaggio del suo passato animale, ma anche della natura più intima dell’essere umano.
Basti pensare alla storia che studiamo sui libri per vedere chiaramente che ogni avvenimento importante è stato accompagnato dalla violenza: dalle carneficine consumatesi durante ogni guerra alle successioni “forzate” sui troni delle più importanti dinastie, dallo sterminio di popoli per la loro terra alla sistematica e programmata eliminazione di un’etnia.
Credo che per spiegare la violenza non ci sia nulla di meglio che la definizione che ne dà il dizionario: “Tendenza sorda ed animalesca alla sopraffazione”.
Ma, a differenza degli animali, l’uomo conosce anche un altro tipo di violenza, quella trattenuta, covata dentro di sé ed accresciuta dal tempo: la vendetta.
Purtroppo, però, quella che è senza dubbio la peggiore deriva che un istinto umano può prendere, è stata spesso celebrata da eroi (vendicatori mascherati) e da autori (anche Omero, nell’Odissea, celebra come sacrosanta la strage dei Proci).
Ma la nostra società non può accettare, e quindi implicitamente promuovere, un fenomeno che comporta macchinazioni ordite per danneggiare l’autore di uno screzio passato, in nome di una propria personale giustizia.
A dispetto di ciò, noi italiani siamo un esempio di litigiosità senza pari, con una giustizia intasata da cause futili spesso intentate per rivalsa.
Fortunatamente c’è un testo molo chiaro in proposito, la Costituzione della nostra Repubblica, che sancisce che la giustizia è una sola condanna quella arbitraria ed individuale.
Perfino il carcere, avendo fine rieducativi, non è la vendetta della società contro chi ha sbagliato, ma un modo, per lui, di meritarsi il perdono.
Ma più che alla Costituzione, ci dovremmo affidare al buon senso della gente che non considera il perdono buonismo d’altri tempi, ma argomento sempre attuale perché solo d quello possono nascere pace e solidarietà.
Vediamo ogni giorno che la vendetta, quella che i mafiosi definiscono “il miglior perdono”, dà origine ad una continua spirale di violenza, pochi dicono, però, che si può fermare solo alla radice.

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