martedì 15 maggio 2007

De ludo

Di seguito la sostanza del mio intervento all'incontro sulla scuola al quale ho partecipato.

Intervento all’incontro sulla scuola per le provinciali, 14 maggio 2007

SALUTI

Io sono qui come studente. Vivo per cinque ore al giorno nella scuola, il Liceo Trissino, che ha formato i miei genitori e gran parte della mia famiglia.

È vero, però, che la scuola sta esplorando ormai da anni strade diverse da quella quasi banalmente didattica che ha percorso fino ad oggi. Ora il mondo offre a noi studenti possibilità nuove e queste non possono che corrispondere a necessità nuove.

Tutti hanno potuto vedere, negli ultimi anni, una progressione dell’ambiente scolastico:

  • Il sistema di insegnamento è cambiato da frontale a collaborativo
  • Si sono aggiunte, con il mondo che cambia, nuove discipline e con esse nuovi modi di pensare (come l’indirizzo informatico dell’ITIS o il Piano Nazionale Informatica introdotto nel mio liceo)
  • E per ultimo, ma non in ordine di importanza, si è dato compimento ad alcune delle più alte forme di rappresentanza studentesca come la Consulta Provinciale degli Studenti, di cui faccio parte.

È chiaro dunque che le nuove esigenze che accompagnano questi cambiamenti non possono essere soddisfatte dalla tradizionale forma della scuola.

Dovunque in Italia, anche in realtà molto vicine alla nostra, ci si sta muovendo nella direzione di una Cittadella degli Studi, ovvero uno spazio che raggruppi gli studenti di tutti gli Istituti.

Spesso a scuola ci parlano di interdisciplinarietà, di collegamenti tra le varie materie e tra le nostre competenze.

Cosa può esserci allora di meglio di una struttura che faccia nascere l’interdisciplinarietà dentro di noi, che non ce la faccia calare dall’alto, ma che stimoli negli studenti il confronto e l’incontro.

Sono convinto che se io o un qualsiasi altro alunno del Liceo ci confrontassimo in ambito scolastico con un alunno dell’IPSIA, avremmo sicuramente tanto da insegnare quanto da imparare.

Ben venga, dunque, ogni progetto di unificazione tra gli istituti e di integrazione fra studenti.

Voglio però prevenire un rischio.

Ho detto prima che la collaborazione non ci deve essere calata dall’alto. Mi correggo.

Nulla ci deve essere calato dall’alto.

In un’ottica di così radicale riforma del sistema scolastico valdagnese, sarebbe l’errore più grande lasciare inascoltata la voce degli studenti, di quelli che sono i fruitori della scuola.

Faccio parte, come ho già detto, della Consulta Provinciale degli Studenti, l’assemblea che raccoglie i rappresentanti di tutti gli istituti del vicentino. É un organo totalmente apolitico e apartitico che ha però le idee chiare per quanto riguarda la rappresentanza.

Vogliamo essere interpellati sempre su ciò che ci riguarda.

Ritengo questa una conditio sine qua non il progetto possa venire realizzato e realizzato con successo.

Deve però essere chiaro ad ogni amministratore, di ogni grado, che i giovani non sono solo studenti.

Le politiche giovanili sono sempre state considerate dai governanti un problema spinoso:

  • Negli anni ’60 e ’70 erano considerate di competenza del Ministero dell’Interno, quindi un problema di ordine pubblico.
  • Poi, negli anni ’80 sono entrate nell’ambito del Ministero per gli Affari Sociali, erano dunque un problema di ordine sociale.

Ora, con il governo di centrosinistra, è stato istituito il Ministero per le Politiche Giovanili e qualcosa si sta muovendo in positivo.

È in questa ottica che si deve muovere un’amministrazione locale nei confronti dei giovani, nell’ottica di aiuto alla più importante risorsa che si ha a disposizione.

Per questo si rende necessaria un’attenzione ai ragazzi anche e soprattutto fuori da scuola. Sono necessarie strutture che come e più della scuola promuovano l’incontro vivace e costruttivo tra i ragazzi.

In questa direzione, come non citare il progetto del Rivoli Village, di Marco Mari, una rivalutazione del teatro Rivoli di Valdagno come centro di aggregazione giovanile e culturale con un teatro, un ristorante, una sala da musica LIVE e una biblioteca.

Sarebbe miope realizzare una Cittadella degli Studi senza pensare minimamente al dopo studio.

Per questo non posso che augurarmi che la futura amministrazione provinciale agisca tenendo sempre sott’occhio una visione complessiva e a lungo termine del lavoro svolto.

È antistorico, nel momento che stiamo vivendo, pensare che la qualità della scuola possa dipendere solo dai programmi. Ora più che mai è necessario un processo a 360 gradi che faccia tornare i giovani alla cultura, all’impegno politico, al volontariato e all’associazionismo.

Io penso che sia soprattutto la scuola a dover farsi carico di questa esigenza: una scuola accessibile ma non facile, innovativa ma che non dimentichi le proprie ragioni.

Kennedy diceva: “Il futuro è dei giovani e dei progetti ambiziosi”.

Io dico che il progetto più ambizioso devono essere i giovani. Grazie.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottimo discorso, direi. Complimenti.
A mio parere, l’organizzazione scolastica, in Italia come nel resto del mondo, si sta facendo sempre più decadente. Penso sia veramente, veramente difficile realizzare ciò che hai esposto. Non per questo impossibile, ovviamente, ma sono i ragazzi prima di qualunque altra persona a dover cambiare mentalità. Oramai vige tra i giovani quella riluttanza nei confronti della cultura, dell’amore per il sapere, che mi lascia davvero sbalordita… va combattuta, in ogni maniera. Mi chiedo perché, anche in una classe di liceo, perfino nelle scuole considerate culla del sapere, alcuni ragazzi vedano nei professori solo nemici con cui fare i furbi, i libri come strumenti d’odio… il voto come l’unico vero motivo per cui studiare. Ora, mi chiedo cos’è cambiato nel giro di 40 anni, da quando la scuola era considerata come una grande fortuna, alla quale non tutti potevano accedere. Da quando la passione per il dialogo e per il confronto animava gli studenti.
Bisogna ritornare a quella mentalità, in qualche modo, ma per farlo è necessario comprendere cos’è cambiato.. la scuola o gli studenti?? Continuo a non capire.
L’unica differenza che posso notare è il peso della responsabilità, che un tempo appassionava i giovani. Il potersi gestire, l’essere sempre autonomi, il poter decidere per se stessi, far sentire sempre la propria voce. Se venissero affidati agli studenti più incarichi nel gestire la scuola e le iniziative, forse ne conseguirebbe un maggior interesse.
Notevole è il discorso che hai fatto sull’interdisciplinarietà. Ma io considero un’ ottima interdisciplinarietà anche l’alternare, a livello scolastico, i programmi didattici prestabiliti con iniziative proposte dagli studenti, ed in questo siamo poco ascoltati. Più volte proposi ad i miei insegnanti uscite alternative e progetti in parte esulanti dal programma, senza che essi prendessero minimamente in considerazione i miei suggerimenti.
E’ necessario contribuire a trasformare la scuola da realtà ossessionante (perché da molti ragazzi è vista così), a realtà integrante della vita, una verità che appassioni gli studenti e che li inviti a cercare, a voler capire, a interessarsi, a confrontarsi… Se la scuola comprendesse più attività, anche extrascolastiche e non solo di studio, la partecipazione degli studenti sarebbe completa: tra compagni di scuola, non semplicemente tra coetanei, si instaurerebbero sicuramente grandi amicizie, vi sarebbe più dialogo, più confronto… più passione, accidenti! Tutto questo manca…

Una cosa di cui avrebbe davvero bisogno la nostra scuola: vero dialogo nelle ASSEMBLEE d’istituto. Assemblee.. Si dovrebbe parlare, come nei comitati studenteschi, dei problemi del liceo, di tutto.. insomma. Non mi piace affatto la guisa con cui vengono organizzate. Che poi anche in consiglio si parla pochissimo. La partecipazione da parte di tutti, ma dov’è finita???
bah.

Anonimo ha detto...

Ottimi propositi, utopia bella e buona.
Istituzioni sorde non aiutano giovani terrorizzati dalla responsabilità o troppo pigri per lottare, per avere un idea; muti perchè non possono parlare -codardi, ignavi- o semplicemente perchè non ne hanno voglia.
Raccogli i pochi, determinati illusi e, in caso, torna un poco indietro, o va avanti, basta decidere, cambia la cultura e la società.
Se vuoi ti aiuto.

Campo

Alberto Trivelli ha detto...

Qualsiasi riferimento a fatti o a persone realmente esistENTI è puramente casuale ah?