domenica 11 febbraio 2007

L'agente segreto, di Joseph Conrad

Un racconto semplice, è il sottotitolo di questo libro.
Un racconto semplice che, però, ha significato molto per la mia vita di lettore. Infatti, leggere per la prima volta un libro non tanto per la trama e per sapere "come andrà a finire", non è cosa da poco; soprattutto se invece il motivo della lettura diventa lo stile.
Non avrei mai detto che tutte le analisi dei testi fatte a scuola in due anni mi sarebbero alla fine servite per apprezzare veramente il primo libro "serio", affrontato con occhio attento e critico, della mia vita.
É una storia semplice,anche nel suo drammatico compimento per nulla scontato.
Con il suo stile veloce, freddo e schematico, l'autore rende perfettamente l'atmosfera di squallore che caratterizzava gli strati più bassi della società di inizio novecento, dove spesso l'unico comportamento che salvava la vita è l'indifferenza verso il prossimo.
E questo l'ha capito bene Adolf Verloc, il protagonista del libro, un sordido doppiogiochista e calcolatore che, privo di sentimenti e pietà, arriva a compiere azioni frutto di una razionalità malata e sintomo del più profondo rifiuto dell'interiorità.
Una caratterizzazione così levigata, la sua, da far presagire al lettore, alla fine del libro, le azioni del protagonista, quasi lo conoscesse.
Tuttavia, come in una scena cinematografica di tensione, ogni passo del libro ci sorprende e ci fa chiedere "Quanto ancora potrà andare peggio?".Domanda più che attuale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Good post.