venerdì 2 marzo 2007

La 25a ora

Domenica mi sono visto questo film, aspettandomene uno leggero, con il quale passare tranquillamente un pomeriggio particolarmente uggioso. Invece, un capolavoro.
Pur essendo di norma parsimonioso nell'utilizzo di giudizi così lapidari, non posso definire altrimenti un film che, per la particolarità dell'argomento e per la bravura del maestro Spike Lee, fa provare allo spettatore le emozioni con una vividezza straordinaria, quasi eccessiva per una domenica pomeriggio.
La storia è molto semplice e lineare (a parte qualche flashback improvviso) e narra la storia di un ex spacciatore di droga e del suo ultimo giorno di libertà prima di sette anni da trascorrere in carcere. E sette anni in prigione, si sa, cambierebbero chiunque. Specialmente un mingherlino di bell'aspetto come quello interpretato da Edward Norton. Così questi si trova a dover dire una serie di addii mozzati, fatti della sola speranza di rivedersi, mozzati dalla certezza che sarà tutto diverso. E il protagonista, volente o nolente, è costretto a provare la fedeltà di coloro che gli sono vicini, dalla sua ragazza agli amici d'infanzia, fino ad un boss della mafia est-europea. Così in una New York opprimente nella sua multiculturalità, fittizia nei suoi rapporti, si consuma il destino ineluttabile di un uomo ormai rassegnato.
Film a tratti triste, proprio per questa ineluttabilità, ma la cui visione non va rimandata.

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